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Chiude Blockbuster, é la fine di un'epoca ed io, che non avevo neanche mai fatto la tessera, ora covo il disagio di essere già tra quelli che lo zeitgeist li sfiora. sacripante! ci sono mai stato dentro il flusso o sempre comunque ai margini? difficile capire quando stai assaporando lo spirito dei tempi o quando stai solo seguendo pedissequamente la moda... d'altro canto le due cose non sono mai del tutto distinte.

Comunque Blockbuster era brutta e cattiva, che ci sarebbe da rallegrarsi per la sua soccombenza se non fosse avvenuta ad opera di mostri ben peggiori; ecco quindi la rivincita: stare ai margini del flusso, oggi poi che difficilmente é spontanea emanazione della cultura collettiva - più probabilmente empio trend imposto da strateghi del marketing a uso della sempre odiata e mai troppo poco denunziata elite dei capitalisti, é quantomai motivo di personale orgoglio.

Tutto si riduce al solito vecchio dilemma: "sei dentro o sei fuori? e se lo sei perché lo sei e sopratutto sai di esserlo?" meglio dentro e all'erta. Lo sapeva bene Andrea Pazienza, che per un po' c'è stato.

oh... quanto agonizzavo io negli anni novanta, medio ascoltatore di radio FM, quando 'seguivo' la musica contemporanea, costretto a sorbirmi merda su merda stratificarsi nell'ansiosa attesa di sentir passare ciò che ancora, a malapena, si salvava. Era il periodo di incubazione del disastro musicale delle decadi a venire ed ero piuttosto irrequieto... oggi, almeno su quel fronte, ho ben altre più nobili ansie.

Quale morale si profila quindi per il giovane alle prese con la più ardua delle battaglie? La risposta potrebbe risiedere in un bizzarro termine giapponese...

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